UN GRANDE MATEMATICO: PITAGORA
Pitagora (in greco:"colui che persuade la piazza) E’ stato un matematico, legislatore e filosofo greco.
Figlio di Mnesarco, un mercante di Tiro, e Pitiade, Pitagora nacque a Samo intorno al 575 a.C.
Di famiglia sufficientemente agiata poté frequentare eccellenti maestri, i migliori cervelli del tempo: il musicista e poeta Ermodame, suo concittadino, gli scienziati Talete (ma appare poco credibile essendoci fra i due circa cinquant'anni di differenza) ed Anassimandro, entrambi di Mileto, il filosofo moralista Biante di Priene, il sacerdote Henufis. A diciotto anni fu affidato a Ferecide di Siro detto il Saggio che lo indusse ad indagare sulle leggi palesi ed occulte dei fenomeni naturali. I due viaggiarono visitando le isole del mar Egeo e l'Asia Minore, venne iniziato ai sacri misteri dei templi greci. Quando nel 548 a.C. il suo maestro morì, compì dei viaggi in Egitto e in Babilonia, durante i quali frequentò circoli sacerdotali e magici, prima di stabilirsi definitivamente a Crotone, dove fondò la scuola che prese il suo nome. Le alterne vicende politiche lo costrinsero a rifugiarsi a Metaponto, dove morì nel 490 a.C. Ma anche sulla sua morte i resoconti dei biografi non coincidono: secondo alcuni, Pitagora, rientrato a Crotone, sarebbe vissuto fino all'età di cento anni. Si narra che un giorno Leonte, tiranno di Fliunte, chiese a Pitagora «Chi sei?» e lui gli rispose: «Sono un filosofo» e fu così che per la prima volta è stato pronunziato questo termine.
LA SCUOLA PITAGORICA
Moneta romana raffigurante Pitagora
Il più grande riconoscimento che la storia conferisce a Crotone, è la prolifica scuola pitagorica che il grande maestro greco fondò in una data stimata fra il 600 a.C. e il 500 a.C.
Secondo la leggenda il filosofo e matematico scelse questa meta per il suo ateneo per volere divino. Proveniva da Delphi laddove la leggenda racconta che avesse interpellato l'oracolo. Fu il Dio Apollo a predestinarlo a Crotone per trasmettere il suo sapere. Inoltre era a lui nota la cultura scientifico-medica, artistica e filosofica della città, e non ultimo il suo favorevole clima politico. Era infatti la tirannia a dilagare nelle altre città ioniche. Giunto a Crotone, Pitagora riuscì a guadagnarsi subito i favori del popolo grazie al suo sapere ma sappiamo che governò "aristocraticamente". Ottenne dalla città una magnifica costruzione all'interno delle mura cittadine, in marmo bianco, circondato da giardini e portici, destinata ad ospitare la scuola del maestro. Fu chiamata Casa delle Muse. In questa scuola il maestro sviluppò il suo pensiero, fra cui ricordiamo: la metempsicosi, la teoria secondo cui l'anima vive anche dopo la morte corporea; la dottrina escatologica, conseguente alla metempsicosi, secondo cui l'anima trasmigra in forme di vita diverse, perfezionandosi, fino a raggiungere Dio; il dualismo, che riguarda il cosmo e l'aria che lo circonda; la teoria secondo cui il numero è l'arché (il principio di tutte le cose); la costruzione dell'aritmetica in base 10 e il suo famoso teorema.
NUMERI E REALTA’
Pitagora sostenne che la natura ultima della realtà fosse matematica. Secondo Aristotele, i pitagorici sostenevano che "il mondo intero fosse armonia e numero". Pitagora maturò la convinzione che le cose fossero numeri (in particolare numeri dispari) dallo studio della musica, della matematica e della astronomia. In particolare, da virtuoso della lira quale era, notò come gli accordi musicali fossero esprimibili in termini di rapporti tra numeri interi. Vide la stessa armonia riflessa nell'universo e non esitò a parlare di armonia generale del cosmo. Secondo Pitagora il numero era un punto, e siccome il mondo è formato da un insieme di punti, si arriva alla conclusione che la realtà è matematica. Il numero per eccellenza è l' "1", considerato "divino". I numeri pari erano considerati indefiniti; i numeri dispari erano considerati finiti, chiusi, perfetti, ad esclusione del numero 10 che veniva considerato il "numero per eccellenza", in quanto la sua raffigurazione che avveniva per "punti" formava una figura piramidale chiamata "tetraktys".
IL TEOREMA DI PITAGORA
La chiarificazione della natura dei numeri si pose come domanda imprescindibile a Pitagora e ai suoi seguaci. Essi si interrogarono sulle proprietà dei numeri pari e dispari, dei numeri triangolari e dei numeri perfetti e lasciarono un'eredità duratura a coloro che si sarebbero occupati di matematica. Secondo il mito, a Pitagora o ai pitagorici si devono le seguenti scoperte:
la somma degli angoli interni di un triangolo è pari a due angoli retti. Più in generale, nel caso di un poligono di n lati la somma degli angoli interni è uguale a 2n-4 angoli retti;
Una dimostrazione che in un triangolo rettangolo, il quadrato costruito sull'ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti: l'enunciato di questo teorema (ma non la sua dimostrazione), noto come teorema di Pitagora, era tuttavia conosciuto da babilonesi e indiani prima di Pitagora, e si trova anche nel Sulvasutra;
la soluzione geometrica di alcune equazioni algebriche;
la scoperta dei numeri irrazionali;
la costruzione dei solidi regolari.
Pitagora (in greco:"colui che persuade la piazza) E’ stato un matematico, legislatore e filosofo greco.
Figlio di Mnesarco, un mercante di Tiro, e Pitiade, Pitagora nacque a Samo intorno al 575 a.C.
Di famiglia sufficientemente agiata poté frequentare eccellenti maestri, i migliori cervelli del tempo: il musicista e poeta Ermodame, suo concittadino, gli scienziati Talete (ma appare poco credibile essendoci fra i due circa cinquant'anni di differenza) ed Anassimandro, entrambi di Mileto, il filosofo moralista Biante di Priene, il sacerdote Henufis. A diciotto anni fu affidato a Ferecide di Siro detto il Saggio che lo indusse ad indagare sulle leggi palesi ed occulte dei fenomeni naturali. I due viaggiarono visitando le isole del mar Egeo e l'Asia Minore, venne iniziato ai sacri misteri dei templi greci. Quando nel 548 a.C. il suo maestro morì, compì dei viaggi in Egitto e in Babilonia, durante i quali frequentò circoli sacerdotali e magici, prima di stabilirsi definitivamente a Crotone, dove fondò la scuola che prese il suo nome. Le alterne vicende politiche lo costrinsero a rifugiarsi a Metaponto, dove morì nel 490 a.C. Ma anche sulla sua morte i resoconti dei biografi non coincidono: secondo alcuni, Pitagora, rientrato a Crotone, sarebbe vissuto fino all'età di cento anni. Si narra che un giorno Leonte, tiranno di Fliunte, chiese a Pitagora «Chi sei?» e lui gli rispose: «Sono un filosofo» e fu così che per la prima volta è stato pronunziato questo termine.
LA SCUOLA PITAGORICA
Moneta romana raffigurante Pitagora
Il più grande riconoscimento che la storia conferisce a Crotone, è la prolifica scuola pitagorica che il grande maestro greco fondò in una data stimata fra il 600 a.C. e il 500 a.C.
Secondo la leggenda il filosofo e matematico scelse questa meta per il suo ateneo per volere divino. Proveniva da Delphi laddove la leggenda racconta che avesse interpellato l'oracolo. Fu il Dio Apollo a predestinarlo a Crotone per trasmettere il suo sapere. Inoltre era a lui nota la cultura scientifico-medica, artistica e filosofica della città, e non ultimo il suo favorevole clima politico. Era infatti la tirannia a dilagare nelle altre città ioniche. Giunto a Crotone, Pitagora riuscì a guadagnarsi subito i favori del popolo grazie al suo sapere ma sappiamo che governò "aristocraticamente". Ottenne dalla città una magnifica costruzione all'interno delle mura cittadine, in marmo bianco, circondato da giardini e portici, destinata ad ospitare la scuola del maestro. Fu chiamata Casa delle Muse. In questa scuola il maestro sviluppò il suo pensiero, fra cui ricordiamo: la metempsicosi, la teoria secondo cui l'anima vive anche dopo la morte corporea; la dottrina escatologica, conseguente alla metempsicosi, secondo cui l'anima trasmigra in forme di vita diverse, perfezionandosi, fino a raggiungere Dio; il dualismo, che riguarda il cosmo e l'aria che lo circonda; la teoria secondo cui il numero è l'arché (il principio di tutte le cose); la costruzione dell'aritmetica in base 10 e il suo famoso teorema.
NUMERI E REALTA’
Pitagora sostenne che la natura ultima della realtà fosse matematica. Secondo Aristotele, i pitagorici sostenevano che "il mondo intero fosse armonia e numero". Pitagora maturò la convinzione che le cose fossero numeri (in particolare numeri dispari) dallo studio della musica, della matematica e della astronomia. In particolare, da virtuoso della lira quale era, notò come gli accordi musicali fossero esprimibili in termini di rapporti tra numeri interi. Vide la stessa armonia riflessa nell'universo e non esitò a parlare di armonia generale del cosmo. Secondo Pitagora il numero era un punto, e siccome il mondo è formato da un insieme di punti, si arriva alla conclusione che la realtà è matematica. Il numero per eccellenza è l' "1", considerato "divino". I numeri pari erano considerati indefiniti; i numeri dispari erano considerati finiti, chiusi, perfetti, ad esclusione del numero 10 che veniva considerato il "numero per eccellenza", in quanto la sua raffigurazione che avveniva per "punti" formava una figura piramidale chiamata "tetraktys".
IL TEOREMA DI PITAGORA
La chiarificazione della natura dei numeri si pose come domanda imprescindibile a Pitagora e ai suoi seguaci. Essi si interrogarono sulle proprietà dei numeri pari e dispari, dei numeri triangolari e dei numeri perfetti e lasciarono un'eredità duratura a coloro che si sarebbero occupati di matematica. Secondo il mito, a Pitagora o ai pitagorici si devono le seguenti scoperte:
la somma degli angoli interni di un triangolo è pari a due angoli retti. Più in generale, nel caso di un poligono di n lati la somma degli angoli interni è uguale a 2n-4 angoli retti;
Una dimostrazione che in un triangolo rettangolo, il quadrato costruito sull'ipotenusa è equivalente alla somma dei quadrati costruiti sui cateti: l'enunciato di questo teorema (ma non la sua dimostrazione), noto come teorema di Pitagora, era tuttavia conosciuto da babilonesi e indiani prima di Pitagora, e si trova anche nel Sulvasutra;
la soluzione geometrica di alcune equazioni algebriche;
la scoperta dei numeri irrazionali;
la costruzione dei solidi regolari.
PITAGORA E LA MUSICA
La scala pitagorica (a volte impropriamente chiamata temperamento pitagorico) è il sistema musicale usato nella musica antica per la costruzione della scala.
Nata in Cina ed in seguito utilizzato dai teorici giapponesi[1], la scala pitagorica fu usata (con autonoma invenzione) anche nell'antica Grecia[2], e dai trattatisti europei medievali fu attribuita a Pitagora. Essa si fonda sulla progressione degli intervalli di quinta, con trasposizione dei suoni acuti all'ottava di partenza. Per esempio, cominciando dal Do2 si costruisce la progressione delle quinte (Sol2, Re3, La3, Mi4, Si4) e si dividono per un'ottava le note che si trovano ad ottave superiori a quella di partenza (Re3 diventa Re2, La3 diventa La2, ecc.). Per ottenere il Fa si scende invece di una quinta (Fa1) e si moltiplica per un'ottava in modo da ricondursi all'ottava di partenza (Fa1 diventa Fa2).
La scala pitagorica (a volte impropriamente chiamata temperamento pitagorico) è il sistema musicale usato nella musica antica per la costruzione della scala.
Nata in Cina ed in seguito utilizzato dai teorici giapponesi[1], la scala pitagorica fu usata (con autonoma invenzione) anche nell'antica Grecia[2], e dai trattatisti europei medievali fu attribuita a Pitagora. Essa si fonda sulla progressione degli intervalli di quinta, con trasposizione dei suoni acuti all'ottava di partenza. Per esempio, cominciando dal Do2 si costruisce la progressione delle quinte (Sol2, Re3, La3, Mi4, Si4) e si dividono per un'ottava le note che si trovano ad ottave superiori a quella di partenza (Re3 diventa Re2, La3 diventa La2, ecc.). Per ottenere il Fa si scende invece di una quinta (Fa1) e si moltiplica per un'ottava in modo da ricondursi all'ottava di partenza (Fa1 diventa Fa2).
