martedì 29 gennaio 2008

La mia intervista di Didattica della matematica

L'intervista che ho effettuato per l'esame di Didattica della matematica è stata rivolta alla mia tutor Enrica Colombo, che mi ha elargito esperienze e dettagli del suo metodo di insegnare la matematica. Ecco di seguito il testo integrale:

T03- Il genio della porta accanto

Intervista alla mia tutor Enrica Colombo, insegnante di matematica presso la Scuola Primaria “Iacopo Barozzi”, Milano


Com’è nata la sua passione per la matematica?

Può sembrare strano, ma è nata… insegnandola. Sì, perché da studentessa l’ho sempre percepita come “IL” problema della mia carriera scolastica, vuoi per la mia maggior predisposizione alle materie letterarie, vuoi per alcuni episodi che, tra i tanti che mi saranno accaduti, ricordo ancora oggi con una lieve sofferenza e ai quali l’esperienza di persona adulta mi ha portato ad attribuire un certo peso nelle mie difficoltà successive.
Il primo. Ero in seconda, ricordo di aver disegnato male le spighe da non so quanti chicchi ciascuna, per calcolare la relativa tabellina; ebbene, io le dovevo rifare perché la maestra le aveva giudicate brutte e intanto le mie compagne giocavano nel cortile, da cui provenivano le loro grida gioiose. Sarà per questo che io non ho mai costretto alcuno allo studio mnemonico delle tabelline e men che meno ai relativi disegnini? Davvero, uso un altro metodo.
Il secondo. Avevo sbagliato qualcosa nel triangolo rettangolo, forse il perimetro, ero in quarta. Preciso che ero una bambina molto brava, pacifica, ordinata nonostante mancina corretta, studiosa, riuscivo bene più o meno in tutto; ebbene, quel triangolo rettangolo dovetti andare a rifarlo in seconda, la classe dove si trovava mia sorella; lei aveva un anno meno di me ed io avevo anticipato, per questo ero due classi avanti; a distanza di decenni ancora non mi capacito di quale idiozia può aver spinto una persona ufficialmente competente di pedagogia ad umiliare così una scolara pressoché modello, senza tener alcun conto delle problematiche relazionali dei fratelli primogeniti, specialmente quelli, come me, con poco più di un anno di differenza con i secondogeniti.
Trovandomi ad insegnare come maestra unica, ero ben consapevole della mia lacuna nel campo dei numeri&affini, per cui mi sono sempre dedicata con particolare impegno alla matematica, aggiornandomi praticamente da subito, adottando metodi nuovi e strategie mirate; i miei scolari risultavano, così, ben preparati e contenti.


Che cosa ama di questa materia?

Potrei rispondere che amo l’aritmetica e la geometria del mondo, come il contare uno e due i piedini e le manine delle mie figlie e poi della mia nipotina, insegnando così loro il ritmo e la quantità nello stesso gioco; come la regolarità matematica che so essere nella musica lirica e nei passi dei ballerini quando mi concedo una scappatina alla Scala; e poi la trovo nelle poesie e nei dipinti, nelle decorazioni e nelle sculture, da Creta in poi ma forse anche prima; il bello è che è davvero dappertutto, nelle piante, nelle rocce, nelle stelle, nei colori e nei fiocchi di neve.
Più prosaicamente, non in contrasto ma di certo a supporto di tutto ciò, della matematica amo la possibilità di poter utilizzare con minor danno, per il suo insegnamento, gli spazi ridotti e frammentati che la scuola primaria concede alle discipline che io considero di base; con l’insegnamento dell’italiano le conseguenze negative della nostra organizzazione scolastica sono infatti molto più pesanti.


Quali progetti e modalità di studio pensa possano essere utili per avvicinare i giovani alla matematica?

Mi scuso, ma la parola progetto mi sta provocando una reazione allergica; l’unico progetto utile in questo caso mi pare l’organizzazione e la regolare applicazione del curricolo verticale per istituto comprensivo o scuole di zona, frazione, quartiere, eccetera. Ritengo molto importante il raccordo tra il punto di arrivo della scuola primaria e quello di partenza della secondaria; sembra banale perché se ne parla da sempre, ma la realtà non è così su alcune azioni/modalità favorevoli anche per le altre discipline:scontata.
In generale ritengo adeguato uno stile di insegnamento basato sulla:

· costruzione di una relazione empatica discente-docente
· competenza disciplinare del docente
· ascolto, osservazione, intuizione ed accoglienza
· rifiuto della sciatteria in sé stessi, nei libri e materiali, negli alunni.

Nello specifico:

· utilizzare, da subito e lungo tutto l’arco della scuola primaria, materiali strutturati (ma anche liberi) per la manipolazione e l’osservazione, a partire dai primi blocchi logici e regoli colorati, poi l’abaco, i blocchi aritmetici, i pesi, i solidi geometrici e così via (ma anche cioccolatini, figurine di personaggi attuali, collane, scatole di tè, creme e detersivi, eccetera);
· ridurre al minimo sindacale le schede da colorare, perché sono noiosissime, spesso brutte e la loro utilità è a mio parere nulla;
· far precedere ogni volta, alla registrazione scritta, un’attività vera, una manipolazione, un’osservazione concreta;
· mettere la matematica nella quotidianità, o meglio far notare che lei è lì pronta a farsi scoprire, come la sottrazione delle caramelle dal sacchetto alle mani dei bimbi, e più avanti la maestra che fa rifornimento di benzina e paga un tot;
· dare a tutti l’opportunità di procedere, ad esempio far finta che in classe ci possa essere un bimbo discalculico (ma ci sarà di sicuro e magari più d’uno, è così di moda scoprirli!) ed incoraggiare tutti ad usare la tavola pitagorica finché ne sentono il bisogno, ciascuno abbandonandola quando è il suo momento; le tabelline le imparano, chi subito, chi molto dopo, ma tutti ben salde e senza stress; lo stesso vale per le altre tabelle varie, i materiali, anche le dita;
· pretendere lo studio mnemonico delle regole dopo averle praticate; la memorizzazione supporta la comprensione e viceversa e non è detto che ci debbano essere entrambe contemporaneamente; intanto si può memorizzare la regola, applicarla, esercitarsi a fare correttamente; se non si capisce subito pazienza, al momento giusto si capirà, ma nel frattempo non si accumula esperienza di errori;
· abituare gli allievi fin da piccolissimi all’uso della terminologia corretta; ai bambini piace imparare e sfoggiare parole che gli adulti ritengono difficili e soprattutto serve per le procedure operative e per la risoluzione dei problemi, anche se non si è particolarmente dotati per la logica o il calcolo;
· dopo i primi necessari esercizi, abbandonare non appena possibile, ed anche in momenti differenziati per i diversi allievi, l’uso dei colori per contrassegnare i vari ordini delle cifre nelle operazioni in colonna; i tempi si allungano di molto e quando non ce n’è più bisogno è meglio lasciar perdere, magari ripassando ogni tanto;
· evitare di assegnare montagne di operazioni, fatalmente le ultime verranno sempre sbagliate per la stanchezza e il rifiuto;
· pretendere sempre la scrittura decorosa e l’uso del righello quando serve;
· utilizzare e far utilizzare il carattere stampatello minuscolo per scrivere sui quaderni a quadretti;
· non perdere tempo in prima ed in seconda;
· non umiliare i bambini con esercizi di basso livello; si trasmette loro il messaggio che la scuola è una passeggiata; meglio piuttosto essere accoglienti e comprensivi, mai giudicanti, ma assegnare lavori che richiedano sempre un certo impegno intellettuale.

Quale ruolo possono avere le nuove tecnologie, in particolare l’informatica, nello studio di questa materia?

Essendo molto appassionata di computer, lo uso abbastanza anche con gli scolari; ovviamente i tempi sono limitati, perché prima di poter lavorare è necessario conoscerlo almeno un po’. Con la mia classe per quanto riguarda la matematica ho proposto alcuni giochi didattici (scelti da me stessa scandagliando il web) relativi a:
calcolo semplice entro il dieci e il venti, calcolo rapido (operazioni aritmetiche), tabelline, frazioni complementari, goniometro, numerazioni, piano cartesiano, probabilità, logica; ognuno di questi punti è supportato da più di un tipo di gioco ed ogni gioco prevede diversi livelli, alcuni adatti anche alla scuola secondaria.

Quali studi ha fatto?

Ho conseguito un semplice diploma di istituto magistrale, allora sufficiente per partecipare al concorso. Dopo aver vinto il concorso sono entrata subito in ruolo ed ho interrotto gli studi.

Quanto la matematica incide nella sua vita quotidiana?

Visto che sono anche una donna di casa, direi che incide molto; di conti da fare ce ne sono sempre e di solito li faccio a mente, ma non disdegno l’aiuto di excel.

Le piace insegnare matematica nella scuola primaria?

Sì, mi piace molto, ma a dire la verità mi piacciono quasi tutte le discipline scolastiche.
Trovo che sia più facile far comprendere ai bambini la matematica piuttosto che, ad esempio, l’italiano, perché c’è la possibilità di renderla concreta.
Soprattutto, come già ho accennato in precedenza, la mancanza di riflessione personale individuale (a casa e a scuola), i tempi ridotti assegnati alle discipline impegnative, la lunga permanenza in classe che affatica i bambini, l’organizzazione della giornata scolastica con frequenti avvicendamenti di insegnanti e specialisti, producono i loro devastanti effetti con maggiore intensità sull’insegnamento dell’italiano e sono più gestibili con matematica.

Che cosa la affascina della matematica?

Sarò sincera: mi affascina tutta, perché per me sotto sotto resta tutta un bel mistero; e si sa, i misteri da sempre affascinano l’uomo.

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